Salvatore Amodei/h2>
Chi, con pronta percezione, individua i gusti di certa gente e cerca, con altrettanto pronto calcolo, di soddisfare determinate richieste di mercato, facendosi passare per un interprete del proprio tempo ( naturalmente sapendo bluffare, ma la parte va recitata, dal momento che conviene ), non è raro che venga definito, per il suo ricorso a certe astruserie, un artista che sa cogliere le istanze più latenti dei suoi contemporanei.
I suoi quadri suscitano, obiettivamente, qualche perplessità, offrono motivo di discussione? Non importa: essi hanno il merito di essere moderni, di appartenere alla cosiddetta avanguardia.
Chi, invece, non sappiamo se più ingenuamente o coraggiosamente, credendo ancora in certi valori, raffigura nei suoi quadri la realtà, o - se più piace -, propone scene ed atmosfere serene, dense di struggenti vibrazioni luminose, facendo - si può dire - autentica poesia e rilevando, magari, l'inconfondibile segno d'una forte personalità artistica, è inevitabilmente un superato, uno - se il giudicante è ( bontà sua ) un po' più generoso - che rivisita gli autori del passato, che non dice - ad ogni buon conto - proprio niente di nuovo.
I suoi quadri rivelano risorse interpretative non comuni, una rigorosità d'esecuzione e di stile eccezionale? Non conta: essi hanno il demerito di non essere modernamente architettabili, facilmente collocabili tra i tanti " ismi " d'attualità.
Ma l'aspetto più negativo e scandaloso di tale capovolgimento di valori è rappresentato non tanto dall'auto (super)valutazione dei diretti interessati ( comprensibile, tutto sommato ) o dal giudizio di facoltosi sprovveduti, pronti a seguire le mode del momento, quanto all'avvallo di certe mistificazioni da parte della cosiddetta critica ufficiale, unica responsabile del sempre più diffuso sbandamento che giorno dopo giorno si registra tra i fruitori delle opere d'arte e dell'atteggiamento di tanti pseudomodernisti di fronte a lavori che, come quelli del giovanissimo Giancarlo Scoppitto, hanno un solo torto: quello di rivelare una pratica del disegno, una misura dei volumi, un rispetto delle proporzioni, una conoscenza della prospettiva, un uso magistrale dei colori e toni degni d'altri tempi.
Serio, infatti, è l'impegno e rigorosa l'esecuzione nei lavori di questo autentico figlio d'arte, che il sempre più raro talento degli antichi maestri dimostra di possedere, non soltanto per l'armonia, la gaiezza e la suggestione dei colori, ma anche per il trascinante potere emotivo di ogni sua composizione, olii e disegni, scorci paesistici o ritratti, nature morte o marine che siano.
Come dire che questo giovane autore pisano riesce a raggiungere un'efficacia espressiva ed una compiutezza stilistica, sempre più rare ai nostri giorni, senza mai scadere in mera esercitazione accademica ( vedasi i lavori di piccolo formato e, soprattutto, le miniature, dove la bravura tecnica e formale raggiunge, a nostro avviso, il punto più alto ): volti e mari, cavalli e prati, hanno tutti una loro coerenza interiore, un'espressività che raramente s'incontra nei dipinti stancamente e inutilmente naturalistici di tanti altri.
Nei dipinti di Giancarlo Scoppitto c'è proprio l'io del pittore che vive e parla attraverso la tela, c'è tutta la consapevolezza del ruolo che la natura ha saputo affidare a questo giovane artista, che senza tema d'esagerare può ben considerarsi una delle più valide e sicure promesse nell'attuale panorama dell'arte italiana, indipendentemente da prescelti modi classicheggianti: si trattasse anche non di casuali accostamenti a certo modo di fare pittura, ma di certi recuperi, non soltanto ci sarebbe poco da meravigliarsi ( tenuto conto della bravura e del rigore di chi gli fa da guida: un artista sensibile quanto raffinato, che per di più è suo padre ), ma rimarrebbero immutate la fiducia nel valore e la speranza nell'avvenire artistico del giovane Scoppitto.
SALVATORE AMODEI
Salvatore Amodei/h2>
LE PUNTE D'ARGENTO di
GIANCARLO SCOPPITTO
Una personale di Giancarlo Scoppitto costituisce sempre, per gli appassionati d'arte, un evento degno di rilievo,un appuntamento da non perdere.
Ricca com'è d'influenze del passato, sapientemente filtrate, l'opera di Giancarlo Scoppitto desta sempre un certo interesse. Ma questa volta l'interesse è maggiore, perché in questa mostra, colma di memorie classiche, c'è, sì, un felice, riuscitissimo recupero del passato, ma c'è, soprattutto, la riscoperta di una tecnica raffinatissima, quale è la punta d'argento.
Già conosciuta dai Romani e molto praticata nei secoli XIII e XIV, per disegni su pergamena o su carta preparata, la punta d'argento consente di elaborare un disegno delicato, lucente, emotivamente ricco.
L' elemento figurativo non è mai scisso da una rigorosa impostazione plastica e cromatica; il risultato, si può dire, è sicuro.
Solo che, per raggiungere certi risultati, occorre che chi si cimenta in questa tecnica conosca assai bene il disegno, sia in possesso di un'autentica maturità espressiva, sia - cioè - in grado di condurre la narrazione con molta limpidezza di stile, con cura scrupolosa, con decisione e molta precisione.
Infatti, non basta desiderare, tentare la riconquista di certi valori: occorre riuscirvi.
E per riuscirvi non ci sono mezze misure: bisogna possedere dell'autentico talento.
Talento che Giancarlo Scoppitto possiede. Chi ne volesse la conferma, non deve nemmeno andare troppo lontano: è sufficiente che dia un'occhiata alle sue opere per rendersi subito conto della connaturata disposizione di questo giovane artista a scoprire i nessi segreti delle cose, per rendersi conto della sua straordinaria capacità di muoversi, con sufficiente padronanza, in questa particolare tecnica, praticata - fra l'altro - da artisti come Benozzo Bozzoli, Paolo Uccello, Leonardo e Cennini, tanto per fare qualche nome; tecnica che con magistrale bravura lo Scoppitto riesce a restituire alle generazioni di oggi, con tutti i valori originali.
Giancarlo Scoppitto ama l'arte nella sua realtà positiva; professa sincera fede per la ricerca, per la creatività. Con lui i cultori d'arte si può dire che scoprono davvero la gioia del bello, il piacere dell'emozioni; i suoi lavori sono sinonimo di finezza, di eleganza, di estrema pulizia; sono, possiamo concludere, la prova più evidente di quanto da tempo andiamo sostenendo, e cioè, che Giancarlo Scoppitto, disegnatore abile, sensibile, preciso, è uno degli artisti emergenti più preparati e più capaci della nostra regione.
SALVATORE AMODEI (Marzo 1988)
Salvatore Amodei/h2>
Non credo di esagerare se dico che chi
non ha conosciuto le opere degli antichi
ha vissuto senza conoscere la
bellezza"
G. W. F. HEGEL
Meno di una decina di anni addietro, Giancarlo Scoppitto ( da poco impegnato negli studi universitari ) era alla sua prima prova. Ufficiale, s'intende, perché l'aria…artistica l'aveva incominciato a respirare fin dalla nascita, in casa. Piccolissimo, già s'incantava, seguendo il padre, nel disegno e nello miniature, nell'acquerello e nella pittura. Ma solo nove anni fa ( un po' anche su nostra sollecitazione ), tentò la "prova del fuoco". Ne parlammo, presentandolo ( e ne parlarono, critica e pubblico ), in termini assai lunghieri, sperando ed augurandogli un fortunato avvenire.
"Chi, - scrivemmo allora - con pronta percezioni, individua i gusti di certa gente e cerca, con altrettanto pronto calcolo, di soddisfare determinate richieste di mercato, facendosi passare per un interprete del proprio tempo ( naturalmente sapendo di bluffare, ma recitando fino in fondo, rilevatane la convenienza ), non è raro che venga definito, per il suo ricorso a certe astruserie, un artista che sa cogliere le istanze più latenti dei suoi contemporanei. I suoi quadri suscitano, obiettivamente, qualche perplessità, offrono motivo di discussione? Non importa: essi hanno il merito di essere "moderni", di appartenere alla cosiddetta "avanguardia", di fare, quanto meno, discutere."Chi, invece, non sappiamo se più ingenuamente o coraggiosamente, credendo ancora in certi valori, raffigura nei suoi quadri la realtà oppure propone scene ed atmosfere serene, dense di struggenti vibrazioni luminose, facendo dell'autentica poesia e rivelando, magari, l'inconfondibile segno d'una forte personalità artistica, è inevitabilmente un superato, uno - se il giudicante è ( bontà sua! ) un po' più generoso - che rivisita gli autori del passato, che non dice, pertanto, proprio niente di nuovo ( anche se talune "rivisitazioni" di grandi modelli del passato, purchè fedeli e rigorose, concorrono a meglio far conoscere situazioni e motivi in cui e per cui certi valori estetici si sono manifestati ed affermati ). I suoi quadri rivelano risorse interpretative non comuni, una rigorosità d'esecuzione e di stile eccezionale? Non conta: essi hanno il demerito di non essere modernamente etichettabili, facilmente collocabili tra i tanti "ismi" d'attualità.
Ma l'aspetto più negativo e scandaloso di tale capovolgimento di valori è rappresentato non tanto dall'auto ( super )valutazione dei diretti interessati ( comprensibile, tutto sommato, anche se non scusabile ) o dal giudizio di facoltosi sprovveduti, pronti a seguire le mode del momento, quanto dall'avvallo di certe mistificazioni da parte di certa critica, più o meno ufficiale, assai spesso facilmente laudativa, a volte financo apologetica, unica responsabile del semprepiù diffuso sbandamento che giorno dopo giorno si registra tra i fruitori delle opere d'arte, oltre che dall'atteggiamento di tanti pseudomodernisti di fronte a lavori che, come quelli del giovane Scoppitto, hanno un solo torto: quello di rivelare una pratica del disegno, una misura dei volumi, un rispetto delle proporzioni, una conoscenza della prospettiva, un uso magistrale di colori e toni, degni di altri tempi".
Così scrivevamo una diecina di anni addietro, presentando Giancarlo Scoppitto, dicevamo, alla sua prima personale ( Pisa, dicembre 1978 ). E continuavamo: "Serio, infatti, è l'impegno e rigorosa l'esecuzione nei lavori di questo autentico figlio d'arte, che il sempre più raro talento degli antichi maestri dimostra di possedere, non soltanto per l'armonia, la gaiezza e la suggestione dei colori, ma anche per il trascinante potere emotivo di ogni sua opera, pittorica o grafica. Come dire che questo giovane pittore pisano riesce a raggiungere un'efficacia espressiva ed una compiutezza stilistica sempre più rare ai nostri giorni, senza mai scadere in mera esercitazione accademica: i volti, il mare, i cavalli, i prati, le montagne, hanno tutti una loro coerenza interiore, un'espressività che raramente s'incontra nei dipinti di tanti altri pseudo maestri.
Nei lavori di Giancarlo Scoppitto c'è proprio l'io del pittore che vive e parla attraverso la tela, c'è tutta la consapevolezza del ruolo che la natura ha voluto affidare a questo giovane artista, il quale - senza tema d'esagerare - può ben considerarsi una delle più valide e sicure promesse nell'attuale panorama dell'arte italiana, indipendentemente dai prescelti modi classicheggianti: si trattasse anche non di casuali accostamenti a certo modo di fare pittura, ma di cercati modelli, ci sarebbe poco da meravigliarsi ( tenuto conto della bravura e del rigore e di chi gli fa da guida: un artista sensibile quanto raffinato, che per di più è suo padre ) e rimarrebbero immutate la fiducia nel valore e la speranza nell'avvenire artistico del giovane Scoppitto".
L'anno successivo ( settembre 1979 ) Giancarlo Scoppitto espone a Pontedera ( Galleria d'arte "L'Era" ), dove presenta una serie di interessanti acquarelli, con cui fornisce la prova evidente della rigorosità e dell'affinamento tecnico e stilistico cui era pervenuto in meno di un anno di sicuramente intensa attività. La tecnica acquarellistica è impeccabile, non perdona: esige prontezza d'esecuzione, capacità non comuni. Una prova senz'altro ardua, per un giovane, che trova, però, Giancarlo Scoppitto pronto, interprete attento e convincente.
Di lì a qualche anno torna ancora a Pontedera, sempre all'Era. Questa volta per presentare ai suoi estimatori ( già in numero ragguardevole ) pregevoli, assai delicate miniature ( ossidi su ceramica ), realizzate con una tecnica minuziosa, paziente, davvero ammirevole, soprattutto di notevole difficoltà esecutiva. Da tali opere - che non è azzardato definire ancora oggi di rara suggestione - potè ricavarsi molto più precisa l'idea delle possibilità espressive di questo giovane pittore, potè aversi un'ulteriore prova di quanto avevamo visto giusto prevedendo per lo Scoppitto un sicuro affinamento delle proprie capacità espressive, una sicura scalata verso sempre maggiore considerazione. Considerazione che giunge regolarmente, puntualmente, negli anni successivi, a Pisa ed a S. Gervasio di Palaia ( per limitarci alle esposizioni nella nostra provincia ). In queste due nuove personali il giovaneScoppitto presenta lavori di esemplare concisione e taglio formale ( olii e finissimi acquarelli, da accontentare anche i palati più raffinati ), ai quali il pubblico riserva una accoglienza calorosissima. Si tratta di un contributo alla nostalgica ricerca di "come eravamo": una serie dedicata ad un tema interessantissimo, quale quello del mondo contadino, ormai pressoché scomparso. In questi lavori ( di rievocazione, di memoria, dove regna il senso profondo delle verità più genuine e nulla c'è di artefatto ), dedicati alla riscoperta della civiltà contadina e di tutta la sua splendida eredità, si potrebbe anche dire alla riscoperta dei sentimenti, la vocazione all'eleganza formale dello Scoppitto si manifesta in tutta la sua interezza, pervenendo a risultati di alto interesse. La tensione spirituale che si avverte in questi soggetti ( una tensione capace di instillare sottili emozioni ) e le eccezionali doti di compostezza e rigore che li caratterizzano (in questa pittura c'è il recupero di archetipi di grandi suggestione, che vengono restituiti con un vigore ed una attenzione che attingono alla migliore tradizione artistica italiana) danno l'esatta misura dell'altezza interpretativa di Giancarlo Scoppitto, della sua maturità artistica ed umana. Le sue figure, le sue nature morte, i suoi paesaggi, sono sempre in armonia tra di loro, tesi solo alla ricerca di realtà del nostro passato, di scene di lavoro che rivelano emozioni interpretative di straordinaria intensità.
Gli amici non ce ne vogliano per questo percorso a ritroso. Lo abbiamo ritenuto necessario: per evitare di ripeterci, nel dire delle doti di Giancarlo Scoppitto. Aggiungendo, infatti, a quanto già precedentemente scritto, che la sua bravura tecnica, il rigore formale, la cura minuziosa del minimo particolare - sia nei nudi che nelle nature morte, come nei paesaggi - si sono, in questi altri anni, ancor più impreziositi, pensiamo di aver detto tutto dell'alto livello qualitativo oggi raggiunto dallo Scoppitto;
per un pizzico di orgoglio (ci si perdoni questa debolezza); "perché il critico - poiché la qualità non si deduce da modelli, ma si consegue nel corso del processo espressivo - non può fare altro che ripercorrere l'iter operativo dell'artista, controllandone la continuità e la coerenza", per dirla ancora con Argan, e dandone - ovviamente - testimonianza.
Per giustificare il nostro accresciuto ottimismo dopo avere visto le più recenti opere del giovane Scoppitto, stante la rarità della tecnica di cui si è servito per la loro realizzazione, a conclusione di anni di costanti e approfondite ricerche, per quel suo volersi sempre cimentare in tecniche diverse: si tratta delle opere con cui si presenta a questa rassegna, realizzate con una tecnica di sicuro effetto, molto più laboriosa di quelle finora sperimentate, ovvero, con la "punta d'argento". La punta d'argento è una tecnica raffinata ed estremamente elaborata, dove l'elemento figurativo non è mai scisso da una rigorosa impostazione plastica e cromatica, di sicuro ed ottimo risultato, se congiunta a bravura conoscitiva e realizzativa, ad autentica maturità espressiva.
Si osservino attentamente le opere esposte in questa rassegna: una luce coerente ed uguale modella, accarezzandole con eleganza, le superfici che tocca, mettendone in evidenza le variazioni più sottili, a seconda dei vari orientamenti e delle tessiture, rendendo figure e cose penetranti, suggestive. Il ben dosato giuoco delle luci, arricchito dal supporto di un raro equilibrio di valori tonali, dà origine ad indovinati ed efficaci effetti luministici, capaci di straordinaria suggestione.Tutto risulta illuminato senza forzature da questo autentico custode della purezza della forma; tutto viene rappresentato con accenti di bravura, difficili da negare, da questo difensore ostinato del ruolo del disegno, delle gradazioni tonali, del giuoco chiaroscurale.
La poesia di questi quadri - poesia di un'intatta purezza formale, che si tramuta in intatta visione - è inseparabile dalla tecnica, dal colore e dal modo di trattarlo. Le trasparenze, l'agilità discorsiva,le singolarità tonali, il rispetto formale, toccano culmini espressivi soggioganti. Diciamo che c'è, in questi più recenti lavori di Giancarlo Scoppitto, come un tentativo di restaurazione paziente della forma, riportata verso il passato, nella pienezza dei suoi volumi, della sua immagine, della sua sensibilità; come l'esigenza di una perfezione classica, sapientemente filtrata, di cui tanti, in nome del modernismo, hanno smarrito ogni traccia (e invece qualsiasi arte, anche audace, non dovrebbe rifiutare, ma amare il passato). C'è, insomma, la sapienza rappresentativa dell'artista che sa ritrarre e lo fa nostalgia dell'antico, che pure si esprime in belle forme, ma per una deliberata e cosciente scelta di linguaggio, perché convinto, certo di raggiungere quell'intensità espressiva ed emotiva che, tutt'uno con la vibrante bellezza formale, raramente è raggiungibile in altre prove. "Proseguire una ricerca, infatti, significa estenderla al di là dei suoi limiti tradizionalmente accettati" (G. C. Argan, op. cit.) magari stabilendo "delle connessioni con altre discipline". Ed è quello che Giancarlo Scoppitto fa con passione, senza tregua, da oltre un decennio. Ecco il motivo dei suoi continui successi, anche in altre regioni d'Italia.
Nelle sue opere nessun particolare rimane nel vago, nell'indefinibile, nell'incerto; ogni equilibrio è ben risolto, con precisione, con la massima accuratezza. Si può avvertire - ammettiamolo pure - un'ansia di perfezionismo quasi estenuante, che ad alcuni potrebbe apparire addirittura ossessiva, ma che nulla, comunque, ha a che fare con la retorica del virtuosismo. In questi gioielli di equilibrio e di grazia espressiva, neanche il minimo sospetto di retorica viene a compromettere l'autenticità dell'espressione, rappresentata, particolarmente, dalla delicatezza delle tessiture. Si tratta solo di amore per i particolari, che (quasi esaltati nel loro nitore tonale) spingono la sua indagine a ricercare, nel bel fraseggio chiaroscurale, anche i minimi volumi, le più sottili preziosità, con raffinatezza e sensibilità.
Poche altre tecniche, infatti, consentono di apprezzare il reale valore di un artista come la punta d'argento, in cui la natura, gli uomini e le cose trovano una nuova dimensione (espressiva ed estetica), una nuova verità pittorica, dove i propositi poco contano se non sostenuti da un'affinatissima preparazione artistica, dove nessun risultato positivo è possibile senza un adeguato approfondimento tecnico, senza una rigorosa disciplina del disegno. "Il disegno non inganna, rispecchia nel modo più esatto la nostra vita interiore. Più della pittura. La pittura ha mezzi d'espressione molteplici, direi quasi lussuriosi, il disegno no. È il mezzo più semplice e più diretto, non permette di barare…Il disegno è la voce della verità!". Sono parole di Bruno Tassinari, che conosce perfettamente il valore del disegno, riferite su "Avvenire" da Maurizio Cecchetti, su cui non crediamo si possa dissentire. E Scoppitto, nel disegno, è preparato, preciso. Sempre attento a cogliere il senso dei volumi, grazie alla sua calda formazione tecnica ed alla sua fede in determinati valori che non sono affatto tramontati, può ben permettersi di indirizzare la propria ricerca dovunque voglia, sempre con esiti positivi ed originalità. Questo giovane sa fin troppo bene che i tentativi di imitazione producono soltanto sterili vaneggiamenti. Il metodo con cui Giancarlo Scoppitto affronta il suo impegni artistico, scevro di perifrasi e di incertezze, è un metodo ricco di calore espressivo e di controllo critico, che avvolge e coinvolge gli spettatori; un metodo che gli consente di venire collocato di sicuro - e prima che non si creda - in un posto di tutto rilievo nella storia dell'arte contemporanea.
Giovane, dotato, con una sua personalità, Giancarlo Scoppito è un artista che prosegue, imperterrito, nella sua personale ricerca verso un'arte che vuole essere riconquista di certi valori, un artista che riesce sempre a lasciare il segno d'una sostanziale ed oggettiva pregnanza di valori autentici. Impossibile, infatti, non accorgersi della volontà (e delle possibilità) dello Scoppitto di ritrovare, e farci ritrovare, nella sua pianezza ed integrità, quel linguaggio pittorico del nostro glorioso passato, che alcune vicende artistiche degli ultimi decenni hanno quasi del tutto dissolto.
Salvatore Amodei